Si chiama KEMA'L
dalla Turchia , operaio
nei cantieri di Francia
enormi le sue mani
e durante le notti comuni
a occupare un cantiere
per salari mai dati
a me brusco , nervoso: "Errì reflechì a ça "
reflescìasà, rifletti a questo
e riunisce le dita
e le poggia alla tempia.
E io sto buono coi pugni
al suo "reflescìasà"
rifletti a questo, a casa
non so più, però il gruppo di dita
sulla tempia destra
lo so ancora.
Kemàl, bisogna avere la tua mano
da mettere sul cranio
per riflettere a un questo.
Bisogna la tua vita, la tua voce.
Nati su stesso mare
che cambia nome e onde
nessuno segue un altro, mai sulla sabbia il piede
sopra l'orma davanti.
Però ti ascolto, apro le dita
e disfo l'ira e il pugno.